PISTA, GRAFICI E CUORE: ALLA SCOPERTA DI LUKA SAMMALISTO
Diciassette anni, cuore di ghiaccio e mani calde sul volante: Luka Sammalisto è il nuovo volto della Formula 4 europea. Nato fra le foreste di Ylöjärvi e cresciuto inseguendo i propri limiti su strade ricoperte di neve, il finlandese di US Racing, la cui carriera è gestita da Minardi Management, racconta un viaggio fatto di dati, sisu e ambizioni che puntano dritte alla FIA Formula 3. Nell’intervista che segue emerge il dietro le quinte di un pilota che studia la telemetria come un ingegnere e affronta ogni weekend con la serenità di chi sa di avere ancora tutto da dimostrare — e la determinazione per riuscirci.
Nel paddock c’è già chi lo etichetta come nuovo “Flying Finn”, il nuovo finlandese volante. Classe 2007 – lo stesso anno in cui Kimi Raikkonen vinceva l’ultimo titolo mondiale per la Scuderia Ferrari – Sammalisto incarna la tradizione nordica della sensibilità sul bagnato, affinata fra i saliscendi ghiacciati di casa e trasferita oggi su un Tatuus‑Abarth da 160 CV.
Il passo con cui ha abbracciato il metodo scientifico di US Racing — dati, simulatore, motore al banco — lascia intravedere un talento metodico, meno plateale di altri ma forse proprio per questo più solido. A pochi giorni dal giro di boa della stagione 2025, proviamo a scendere nel profondo di un pilota dalle risposte misurate ma pronte a colorarsi d’ironia quando si parla di calcio o di quel “non mollare mai” che i finlandesi chiamano sisu.
Prima di addentrarci negli aspetti tecnici e agonistici, potresti presentarti brevemente ai nostri lettori?
Sono un pilota veloce che cerca sempre il limite. Spingo forte ad ogni giro e cerco di ottenere il massimo da me stesso e dalla macchina ogni volta che sono in pista. Fuori dalla pista direi che sono umile, gentile e probabilmente un po’ più riservato di altri piloti. Mi piace divertirmi e scherzare, ma quando conta sono concentrato e determinato. Adoro il calcio: è il mio modo preferito per rilassarmi, restare attivo e divertirmi con gli amici quando non corro. Non mollo mai: qualunque sia la situazione, continuo sempre a lottare e andare avanti.
Dalle foreste di Ylöjärvi al mondo – In che modo l’ambiente in cui sei cresciuto ha plasmato la tua capacità di interpretare i dati e la tua sensibilità di guida, soprattutto su superfici a basso grip?
Crescere in Finlandia, soprattutto a Ylöjärvi, ha avuto un ruolo fondamentale nel plasmare il mio modo di guidare. Qui abbiamo veramente quattro stagioni, il che significa che ho imparato a guidare in tutte le condizioni — neve, pioggia, temperature rigide e livelli di aderenza in continuo cambiamento. Per questo i piloti finlandesi di solito sviluppano presto un buon feeling con la vettura, in particolare sul basso grip.
C’è anche una solida cultura del motorsport in Finlandia e nella mia città esiste un buon programma junior; quindi, ho avuto un ottimo supporto fin da piccolo. L’unico aspetto negativo sono i viaggi: non è sempre facile spostarsi all’estero, con lunghe distanze e pochi voli diretti. Ma noi finlandesi nasciamo con il sisu — quella mentalità del “mai arrendersi” — e questo ci aiuta a superare ogni sfida.
Quali competenze di setup apprese nel karting ti ritrovi ad applicare ogni volta che affronti un weekend di Formula 4?
Onestamente, non molto si trasferisce direttamente. Guidare una Formula 4 è molto diverso dal karting. I setup, il modo in cui reagisce la vettura, l’approccio complessivo — è un altro livello.
Quel che ho portato con me dal karting è più la mia intelligenza di guida e la capacità di adattarmi rapidamente. Questo mi ha aiutato molto. La differenza più grande è che nelle monoposto c’è meno spazio e tempo per le manovre. Devi realmente pensare in anticipo e costruire la situazione con cura — ogni decisione ha un peso maggiore.
Salto di potenza e aerodinamica – Passando a una Tatuus-Abarth da 160 CV, quale parametro telemetrico ha richiesto il maggior adattamento per restare competitivo?
Sono tutti importanti da capire, ma per me il cambiamento più grande è stato nella traccia del freno. Venendo dal karting, la tecnica di frenata in Formula 4 è completamente diversa. Devi essere molto più preciso con la pressione e il rilascio, e con il modo di “trascinare” il freno in ingresso di curva. Imparare a leggere e analizzare la traccia del freno in dettaglio mi ha permesso di fare grandi passi avanti.
Qual è stato l’elemento decisivo nel loro metodo di lavoro che ti ha influenzato per la scelta di un top team come US Racing?
Il fattore chiave per me è stato il loro successo comprovato in Formula 4. US Racing ha una solida storia nello sviluppo di piloti di punta e questo mi ha dato molta fiducia nel loro approccio. Ammmiro molto quanto siano strutturati e professionali — sanno esattamente cosa stanno facendo, dall’analisi dei dati all’esecuzione in pista. Quell’esperienza e coerenza hanno fatto la differenza.
Quando arrivi vicino al podio o a un gran risultato ma lo sfiori soltanto, quali emozioni provi e come elabori mentalmente quella delusione per trasformarla in motivazione per la gara successiva?
Certo, all’inizio colpisce forte. Provo emozioni intense — delusione, a volte anche rabbia — ma ho imparato a gestirle. Mi concedo un momento per sentirle, poi ne parlo con il mio ingegnere e con Giovanni. Dopo, resetto.
La mia motivazione non cala mai, ma ho imparato a non esagerare per un risultato sfumato. Non puoi guidare con la frustrazione — devi restare totalmente concentrato sulla gara successiva, rimanere lucido e fidarti del processo.
Come bilancia US Racing le sessioni al simulatore con i test al banco motore quando ottimizzate le mappe acceleratore e la strategia in qualifica?
US Racing ha un approccio molto orientato ai dati, ma dato che vivo in Finlandia, la maggior parte del mio lavoro al simulatore la faccio a casa con l’ex ingegnere di F1 Ossi Oikarinen. Questo è stato un grande vantaggio per la preparazione. Analizziamo layout di pista, mappature del gas e scenari di gara in dettaglio prima di ogni tappa.
Contemporaneamente, il team gestisce gli aspetti tecnici come i test al banco motore e la correlazione dei dati in officina. Quando arrivo in pista, tutto si ricompone — il mio lavoro al simulatore, i dati del team e la pianificazione strategica. Questo equilibrio aiuta davvero a massimizzare la performance in qualifica.
Con il coordinamento di Minardi Management, quante giornate al mese dedichi alle attività relazioni con i partner rispetto al lavoro puro in pista, e come viene coordinato il tuo calendario con il più ampio programma test di US Racing?
Il mio focus principale è sempre sulla performance — tempo in pista, allenamento, simulatore e preparazione mentale. Serve per diventare un pilota professionista. Allo stesso tempo però sto crescendo anche sul lato media e marketing. Lavoro con un’agenzia e con Minardi Management per creare contenuti a ogni weekend di gara e nei periodi senza gare. Stiamo costruendo la storia di Luka Sammalisto per chi segue il mio percorso. Sto anche iniziando a occuparmi di sponsorizzazioni — partecipare a eventi aziendali, fare presentazioni e costruire relazioni. Al momento cerco di dedicare circa il 20% del mio tempo a quest’area. Il mio calendario è strettamente coordinato con il programma test e gare di US Racing, così pianifichiamo tutte le attività media attorno alle sessioni in pista per mantenere la performance come priorità assoluta.
Dopo oltre 40 partenze in F4, come valuti il valore di avere un ingegnere di pista costante rispetto agli aggiornamenti tecnici continui sul telaio Tatuus Gen2?
Per me avere un ingegnere di pista costante è una parte fondamentale della mia performance. È la persona chiave nei miei weekend di gara. Il suo atteggiamento professionale mi dà calma, focus e il supporto di cui ho bisogno per guidare al meglio. Gli aggiornamenti tecnici al Tatuus Gen2 sono importanti, ma senza un rapporto forte e stabile con l’ingegnere è più difficile sfruttarli appieno. Quando lavori con qualcuno che ti capisce e conosce il tuo stile, tutto diventa più efficiente — setup, feedback, strategia. Quella fiducia e continuità fanno una grande differenza in una stagione intera.
Come ti supporta Formula Medicine e quale esercizio cognitivo specifico ha portato il miglioramento maggiore nei tuoi tempi sul giro?
A Formula Medicine abbiamo lavorato molto sul lato mentale e, per me, l’anticipazione visiva ha portato il miglioramento più grande. Mi ha aiutato a restare più concentrato e costante, soprattutto nelle situazioni di alta pressione.
Non si tratta solo di reagire più velocemente — è anche comprendere meglio le mie emozioni. Per esempio, quando sbaglio o mi sento stressato, ho imparato a gestire quei sentimenti, restare calmo e trasformare la situazione in qualcosa di positivo. Questa consapevolezza mi ha aiutato molto con la costanza nei micro-settori. Inoltre, ha reso più facile parlare apertamente di tutto ciò che provo, anche delle cose negative — accettarle senza lasciarle prendere il controllo.
Molti piloti finlandesi includono sessioni su ghiaccio o neve nella loro preparazione. Cosa si impara sulla percezione dei carichi laterali che riporti alle condizioni da bagnato?
Non ho fatto training formale su neve o ghiaccio con un kart, ma ho avuto qualche esperienza alla guida di un’auto in condizioni nevose. Si tratta più che altro di imparare a controllare la vettura quando c’è pochissima aderenza — capire il trasferimento di carico, il controllo del gas e restare calmo quando l’auto scivola.
Anche se non fa parte del mio training regolare, penso che crescere in Finlandia ti dia un feeling naturale per il basso grip. Questo aiuta molto sul bagnato in pista, soprattutto con il feedback degli pneumatici e la gestione del carico laterale.
Verso il 2026 fra Formula Regional, Eurocup-3 e la serie invernale F4 UAE. Quale campionato ritieni offra il miglior rapporto costi/benefici per accumulare punti per l’ottenimento della Supelicenza FIA?
Per me l’obiettivo chiaro è la FIA Formula 3. È il prossimo grande passo a cui ambisco. Certo, campionati come Formula Regional ed Eurocup-3 possono essere preziosi per lo sviluppo e per i punti Super Licence, ma in termini di rapporto costi/benefici e progressione di carriera, la F3 offre il percorso più diretto e significativo.
Detto questo, ogni decisione dipende dal quadro completo — budget, opportunità di test e dove posso continuare a crescere come pilota. Ma il focus è sicuramente orientato verso la F3.
Man mano che le categorie superiori si muovono verso carburanti e sistemi sostenibili, quali competenze tecniche ritieni che i piloti di kart e F4 di oggi debbano iniziare a sviluppare per restare avanti?
Penso che la base più importante sia una solida preparazione fisica e mentale. Salendo di categoria, le vetture diventano più impegnative — soprattutto con cambiamenti nel power steering, peso e downforce. Serve più forza a collo, braccia e gambe e una maggiore capacità aerobica per mantenere focus e performance in stint più lunghi.
È anche questione di equilibrio. Devi allenarti duramente, ma il recupero è altrettanto importante. Migliore è la tua condizione fisica, più facile è adattarti a nuove tecnologie come carburanti sostenibili e sistemi ibridi perché non stai solo sopravvivendo in macchina — stai pensando, reagendo e spingendo al limite.
Da ammiratore di Mika Häkkinen, quale delle sue caratteristiche tecniche e di guida ritieni tuttora attuale e degna di essere emulata?
Assolutamente — credo che un po’ tutte le sue qualità siano ancora molto attuali. Ammiro molto Mika Häkkinen, non solo per la sua velocità, ma per quanto fosse tecnicamente acuto e costante.
Il trail braking progressivo è qualcosa che cerco sempre di applicare nella mia guida, soprattutto quando gestisco il grip in condizioni difficili. Il sovrasterzo controllato aiuta a far ruotare la vettura senza perdere equilibrio, fondamentale nei giri di qualifica. E la gestione degli stint, come ha mostrato Mika nei suoi run da 60 giri, è ancora parte cruciale della strategia di gara. Sapere come proteggere le gomme, gestire il passo e restare mentalmente lucido in corse lunghe è qualcosa che ogni pilota deve padroneggiare.
Ecco chi è Luka Sammalisto: dietro la sua apparenza forse timida, pulsa un cervello che filtra ogni chilometro in bit e grafici ma senza mai smarrire l’istinto di chi ha imparato a “sentire” l’asfalto su piste di neve. Se la Formula 4 è il laboratorio in cui ha forgiato metodo e resilienza, il prossimo salto verso la Formula 3 sarà il banco di prova definitivo. Eppure, ascoltandolo parlare di sisu, di visual anticipation e di continuity engineering, si ha l’impressione che il vero segreto sia già dentro di lui: la capacità di trasformare ogni dettaglio — dalla traccia del freno alla gestione emotiva — in un’occasione per andare più forte. Segnatevi questo nome, la storia del nuovo Flying Finn è appena iniziata.
Autore: Francesco Svelto